Sembra proprio che i paradossi piacciano o che comunque non si impari mai!
È risaputo l’esempio del gioco d’azzardo: lo stato è consapevole del danno che crea a centinaia di persone e famiglie ma ne è complice (con la scusa del gettito che procura) nel promuoverlo e diffonderlo.
Meno risaputo è, invece, l’esempio del commercio delle armi: nell’annuale relazione governativa al Parlamento sull’export di armamenti anche quest’anno si conferma che la produzione militare italiana non riguarda, sostanzialmente, la difesa e la sicurezza del nostro Paese (o dell’Europa), ma risponde sempre più a logiche di profitto delle aziende produttrici di armamenti, soprattutto quelle a controllo statale.
Paradosso, dunque, tra il dichiarare di “ripudiare la guerra” e il sostenerla in virtù del profitto.
Paradosso soprattutto quando si scopre che il miglior “cliente” a cui vendiamo armi è l’Egitto (€ 991,2 milioni all’anno e per il secondo anno di fila!). Lo stesso Egitto che non collabora nei casi Regeni e Zaki. Che ci siano nessi?
In allegato un articolo al riguardo, buona lettura.