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C’è bisogno di gruppo per essere critici e creativi | da Animazione Sociale 317 – 3 /2018

Cinque chiavi di comprensione della gruppalità

di Mario Pollo

Essendo il gruppo la realtà sociale in cui si svolgono molte delle nostre esperienze, ognuno pensa di sapere che cosa sia.
Tuttavia, del gruppo, come accade per molte delle cose con cui entriamo in contatto quotidiano, conosciamo solo la sua apparenza e parzialmente il ruolo che svolge nella nostra esistenza. Ognuno di noi potrebbe dire, parafrasando ciò che Sant’Agostino diceva del tempo, che se nessuno mi chiede che cosa è il gruppo io lo so, ma se qualcuno me lo chiede io non lo so.


In un tempo come il nostro, segnato da incertezza, scarsa autonomia, rifugio nella sudditanza (che, prima ancora che i soggetti, stanno infragilendo le esperienze di gruppo e di relazione fra gruppi),
proprio per questo diventa importante rivitalizzare il gruppo e la sua funzione. Del resto la sottile paura di essere fagocitati dal gruppo e l’incessante desiderio di gruppo, anche nel nostro tempo, come in
altri modi nelle società del passato, vanno di pari passo.
In tale prospettiva nelle pagine seguenti vengono delineate cinque «chiavi di lettura» che possono riaprire il discorso gruppo dentro le sfide odierne in territori fragili, ma pur sempre tesi a un futuro in
cui queste possano essere affrontate.

Il gruppo è una totalità, tutt’altro che un assemblaggio

Il gruppo è luogo di produzione culturale

Il gruppo è un sistema vivente nell’incertezza

Il gruppo è uno spazio di auto-organizzazione

La rete è auto-poietica, fonte di creatività


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